Un condannato a morte è fuggito

Un condannato a morte è fuggito

Trama

Diretto da Robert Bresson, "Un condannato a morte è fuggito" è una rappresentazione intensa ed emotivamente stimolante della disperata lotta per la libertà di un combattente della Resistenza francese durante la Seconda Guerra Mondiale. Il film è basato sul libro di memorie "Le quaderni di un prigioniero di guerra, 7154" di André Devigny, un membro della Resistenza francese che riuscì a fuggire da un famigerato campo di prigionia a Montluc, Lione. La storia ruota attorno a un giovane combattente della Resistenza che, come molti altri, viene arrestato dai tedeschi e imprigionato a Montluc. Mentre la realtà della sua situazione si fa strada, inizia a perdere la speranza, sentendosi sopraffatto dalle probabilità apparentemente insormontabili contro di lui. Tuttavia, presto scopre la propria resilienza e intraprendenza mentre diventa determinato a fuggire dalla prigione. Al suo arrivo a Montluc, al protagonista viene assegnato un numero di cuccetta e gli viene dato un numero di matricola, 7154. Incontra rapidamente gli altri prigionieri, ognuno con le proprie storie e difficoltà uniche. I detenuti sono sottoposti a maltrattamenti, affrontando torture fisiche e psicologiche per mano dei loro carcerieri, che sono determinati a spezzare il loro spirito. Mentre il protagonista esplora le rigide regole e i rituali della prigione, viene affascinato dai dettagli più piccoli, osservando i modelli e le abitudini delle guardie, la disposizione della prigione e i movimenti dei prigionieri. Inizia a raccogliere informazioni, pezzo per pezzo, aspettando il momento perfetto per colpire. Il film si prende il suo tempo per costruire la tensione, concentrandosi sulla pianificazione e la preparazione meticolose del protagonista. Uno degli aspetti più sorprendenti di "Un condannato a morte è fuggito" è l'uso di un non attore nel ruolo principale, interpretato da François Leterrier, un pittore scelto da Bresson per il suo comportamento modesto e tranquillo. Questa decisione di Bresson crea un senso di autenticità, poiché la performance di Leterrier aggiunge una qualità cruda e non raffinata al film. L'intraprendenza e la determinazione del protagonista lo portano a creare una serie di strumenti semplici ma efficaci, realizzati con gli oggetti più banali: un cucchiaio, un chiodo e un pezzo di spago. Questi oggetti apparentemente insignificanti diventano strumentali nel suo piano di fuga. La scena in cui il protagonista, con perizia, conficca un chiodo nel muro della sua cella, creando un buco per facilitare la sua fuga, è una masterclass in tensione minimalista. Mentre il protagonista si avvicina alla sua libertà, la posta in gioco si alza e la tensione diventa quasi palpabile. Una delle sequenze più memorabili del film è la fuga attentamente coreografata, girata in un'unica, lunga ripresa ininterrotta, mentre il protagonista scivola attraverso il buco e inizia il suo pericoloso viaggio verso la libertà. Questa è forse la sequenza più piena di suspense ed emozionante del film, poiché il protagonista, vestito in abiti civili, deve percorrere le labirintiche strade di Lione senza essere catturato. In tutto "Un condannato a morte è fuggito", la regia innovativa di Bresson crea un'esperienza coinvolgente, attirando lo spettatore nel mondo del protagonista. La fotografia in bianco e nero, di Marcel Fradely, contribuisce al senso di realismo, catturando l'atmosfera triste e la bellezza grintosa della prigione. Il film è anche degno di nota per la sua esplorazione dei temi della speranza, della resilienza e dello spirito umano. La decisione del protagonista di fuggire, nonostante le schiaccianti probabilità contro di lui, diventa un atto di sfida contro gli oppressori, una testimonianza del suo rifiuto di arrendersi. Alla fine, non sono i drammatici colpi di scena o il climax pieno di azione a risuonare, ma i momenti tranquilli e sottili di coraggio e determinazione che rendono "Un condannato a morte è fuggito" un capolavoro potente e toccante. La regia di Bresson si distingue per la sua moderazione, concentrandosi sulla semplicità e l'eleganza della narrazione piuttosto che indulgere nel melodramma o nel sensazionalismo. Il risultato è un film sia sobrio che profondamente commovente, che sfida lo spettatore a condividere il viaggio del protagonista, a sperimentare la paura, il dubbio e il trionfo che accompagnano la sua ricerca della libertà. In "Un condannato a morte è fuggito", Robert Bresson crea un tributo cinematografico alla Resistenza francese, una celebrazione del loro coraggio e della loro determinazione di fronte a enormi avversità. Il film è un ritratto indimenticabile della lotta di un uomo per la libertà, una testimonianza della capacità dello spirito umano di perseverare nelle circostanze più difficili.

Un condannato a morte è fuggito screenshot 1
Un condannato a morte è fuggito screenshot 2
Un condannato a morte è fuggito screenshot 3

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