Marchiato a morte

Marchiato a morte

Trama

Uscito nel 1967, Marchiato a morte è un film yakuza giapponese diretto da Seijun Suzuki, che esplora i temi della lealtà, del dovere e del lato oscuro della natura umana. La narrazione del film ruota attorno alla vita di Goro Hanada, un sicario abile ma sfortunato che si ritrova in fondo alla gerarchia della malavita giapponese. Goro, interpretato da Jo Shishido, opera sotto il nome di battaglia di "Associato meno conosciuto di Battles Without Honor or Humanity" e si è guadagnato il titolo di sicario professionista di terzo livello nella yakuza. Nonostante le sue eccezionali capacità e la sua reputazione, Goro lotta continuamente con la sua autostima, sentendo di non essere preso sul serio a causa del suo basso rango. L'attuale datore di lavoro di Goro, un boss del crimine noto come Kikui, esige assoluta lealtà dai suoi subordinati e richiede ai suoi sicari di completare i loro compiti con precisione e senza esitazioni. Quando l'ultima missione di Goro va storta, con la conseguente fuga del bersaglio designato, il mondo di Goro inizia a sgretolarsi. La sua vita è in bilico e diventa il bersaglio della sua stessa organizzazione. Il film approfondisce il mondo del crimine organizzato giapponese del dopoguerra, dove i membri sono costretti ad aderire a un codice di condotta spietato. Ogni personaggio della storia opera in un mondo di rigida gerarchia e spietata auto-conservazione, senza spazio per compassione o clemenza. Il destino di Goro esemplifica le brutali conseguenze del mancato rispetto di questo codice. Dopo la scoperta di Goro da parte della sua organizzazione, viene inviata una esperta sicaria di nome 'O-Ryan', che si è guadagnata il soprannome, poiché il suo volto è nascosto dietro una maschera di pizzo e un neo che ricorda un carattere cinese per femmina, per abbattere il sicario fallito. Il gioco del gatto e del topo che ne consegue, che vede Goro contro O-Ryan, rivela le intricate complessità del mondo della yakuza. Goro si ritrova intrappolato tra gli interessi contrastanti del suo datore di lavoro e i suoi desideri di redenzione e convalida. È costretto a un dilemma esistenziale, mettendo in discussione i valori che guidano le sue azioni e la natura stessa della sua carriera di sicario. Le sue azioni sono guidate da una disperata ricerca di accettazione e significato in un mondo in cui la lealtà è fondamentale, ma i confini tra lealtà e tradimento sono continuamente confusi. La fotografia e la regia di Seijun Suzuki amplificano magistralmente il tumulto emotivo che Goro deve affrontare, evocando visivamente un senso di desolato disagio. I movimenti della sua macchina da presa spesso sembrano senza scopo e distaccati dalla narrazione, riflettendo i sentimenti di disillusione e disperazione del protagonista. Lo stile non ortodosso di Suzuki rende omaggio al mondo del Giappone del dopoguerra, infondendo al film un realismo grintoso che cattura l'ambiguità morale inerente alla yakuza. Man mano che Goro si muove nel labirintico mondo del crimine organizzato, deve affrontare l'abisso che si trova nel cuore della sua professione. Il film pone domande fondamentali sulla moralità delle azioni, in particolare quelle guidate dal desiderio di essere considerati importanti o rispettati. Il titolo, Marchiato a morte, funge da metafora toccante per il modo in cui Goro è per sempre associato alla morte e, così facendo, ha perso il suo senso di sé e la sua connessione con il mondo umano. In definitiva, la situazione di Goro rappresenta una riflessione desolante e inflessibile del mondo spietato della yakuza, dove l'unica valuta che conta è la lealtà e il prezzo del tradimento è la pena capitale: la morte. Nel mondo di Marchiato a morte, la redenzione e l'accettazione sembrano sfuggenti come un sogno fugace e il film funge da straziante promemoria delle conseguenze del vivere al di fuori dei rigidi parametri stabiliti da una società spietata.

Marchiato a morte screenshot 1
Marchiato a morte screenshot 2
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