Close-Up: Una copia conforme

Trama
Il film "Close-Up" inizia presentando Sabzian, un giovane tra i venti e i trent'anni che afferma di essere un direttore della fotografia. Si infatua del film "Il colore del paradiso", un film acclamato dalla critica diretto da Mohsen Makhmalbaf, un rinomato regista iraniano dell'epoca. Ebrahim Hatamikia, un altro regista famoso nel cinema iraniano, e lo stesso Mohsen Makhmalbaf sono ritratti in una luce favorevole per il loro contributo alle arti. Sabzian contatta la famiglia Ghajar, una famiglia umile con due figli, Hossein e Leila, invitandoli a guardare il film e spiegando che la loro conoscenza con Mohsen Makhmalbaf aiuterebbe il regista. Sabzian si guadagna la fiducia della famiglia Ghajar descrivendo la sua vicinanza a Makhmalbaf, presentandosi come un direttore della fotografia coinvolto nell'ultimo lavoro del regista. La famiglia gli permette di unirsi a loro e Sabzian si presenta come un artista interessato alle loro vite e a documentare le loro routine quotidiane attraverso il film. Nel tempo, Sabzian diventa sempre più invadente nella vita privata della famiglia Ghajar, convincendo persino Hossein e Leila che la loro presenza è fondamentale per il completamento del nuovo film di Makhmalbaf. Un giorno, per mettere alla prova la loro autenticità e la veridicità dei loro legami con Mohsen Makhmalbaf, Sabzian invita Hossein e Leila a incontrare i registi a casa loro. I due bambini partecipano con entusiasmo, aspettandosi che Makhmalbaf arrivi. Tuttavia, quando arrivano a casa di Makhmalbaf, si ritrovano in un ambiente affollato e caotico e sono lasciati ad aspettare per ore. Alla fine, apprendono che Makhmalbaf è effettivamente impegnato con il lavoro e non può incontrarli di persona. Questa rivelazione funge da catalizzatore per i sospetti della famiglia Ghajar sulle affermazioni di Sabzian. La famiglia scopre presto la verità: Sabzian non è uno stretto collaboratore di Makhmalbaf, ma piuttosto un impostore che cerca di ingannarli. Le intenzioni di Sabzian dietro questi inganni vengono alla ribalta quando lo arrestano e lo imprigionano con l'accusa di aver impersonato Makhmalbaf. Il film approfondisce le procedure del tribunale e il processo in cui Sabzian è accusato per le sue azioni e accusato di aver ingannato la famiglia Ghajar. Durante tutto il procedimento, Sabzian presenta la sua difesa, affermando che le sue intenzioni erano radicate in un desiderio artistico di sperimentare cosa significa essere qualcun altro per un breve periodo. Descrive le sue motivazioni come un'esplorazione esistenziale, mettendo in discussione i confini artificiali tra realtà e arte. Durante il processo, si suggerisce che gli inganni di Sabzian potrebbero essere più di un semplice esercizio di scoperta di sé. Piuttosto, ha usato l'arte come mezzo per entrare in contatto con il mondo in modi che altrimenti non sarebbe stato in grado di fare. Questa esplorazione mette in evidenza la complessità dell'arte, in particolare il suo ruolo nella rappresentazione della realtà e la sua capacità di confondere i confini tra le due. Le scene del tribunale sono anche il palcoscenico per l'interazione tra persone reali coinvolte nel caso, tra cui Ebrahim Hatamikia e Mohsen Makhmalbaf, e la finzione dei loro personaggi. Sembrano interrogare Sabzian, le loro controparti nella vita reale. Queste scene creano una sfumatura tra realtà e finzione. Attraverso gli eventi che si svolgono in tribunale, "Close-Up" sfida la nozione stessa di espressione artistica, approfondendo questioni come cosa significa creare arte e cosa costituisce una rappresentazione genuina della realtà. Mentre il processo volge al termine, il pubblico è lasciato a chiedersi se le azioni di Sabzian possano essere classificate come arte, se i suoi tentativi siano esplorazioni legittime della condizione umana o se siano semplicemente un'espressione delle sue profonde insicurezze. Il film riflette anche sul contesto sociale della sua narrazione. Il clima sociale iraniano, durante il periodo dell'evento, ha svolto un ruolo significativo. I registi iraniani spesso lottavano contro la censura, mentre alcuni, come i registi 'ufficiali' approvati dal governo iraniano, sono riusciti a navigare nel sistema e a produrre film che sarebbero passati al vaglio del regime. La storia esplora, in modo romanzato, temi legati all'impatto delle normative governative sull'espressione artistica. Nel complesso, il film del regista iraniano Jafar Panahi adotta un approccio multiforme all'esame delle tensioni tra percezione e realtà, verità e inganno, ed esistenza e arte. Adottando una narrazione semi-documentaria, il film sfuma i confini tra finzione e realtà, invitando il pubblico a unirsi a Sabzian nel suo viaggio di scoperta di sé ed esplorazione artistica.
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