L'Ultimo Imperatore

Trama
Nel cuore della Città Proibita, un giovane Pu Yi, l'ultimo Imperatore della Cina, nacque da un'Imperatrice Dowager nell'estate del 1906. L'Impero cinese era sotto la dinastia Qing da oltre 2.000 anni e il popolo venerava Pu Yi come l'incarnazione vivente della loro grande civiltà. Il bambino imperatore, tuttavia, lottò per far fronte all'immensa pressione e responsabilità su di lui. Come erede apparente, Pu Yi fu preparato fin dalla giovane età per il suo futuro ruolo di sovrano della Cina. L'Imperatrice Dowager Tsu, sua reggente, e i vari consiglieri intorno a lui, cercarono di instillare disciplina e decoro nel giovane ragazzo. Tuttavia, i loro sforzi furono spesso vanificati dalla natura capricciosa del bambino e dalla tendenza ad agire impulsivamente. Man mano che Pu Yi crebbe nel suo ruolo, fu sempre più disconnesso dalle lotte e dalle difficoltà affrontate dal popolo cinese. Lo stile di vita sfarzoso e la decadente stravaganza del Palazzo Imperiale alimentarono solo il suo senso di diritto e iniziò a considerarsi superiore a quelli che lo circondavano. Questo atteggiamento fu rafforzato dai funzionari e dagli eunuchi adulatori che soddisfacevano ogni suo capriccio, alimentando il suo ego e rafforzando il suo delirante senso di onnipotenza. Nel 1916 fu dichiarata la Repubblica di Cina, con Sun Yat-sen come suo leader. Tuttavia, la Cina rimase divisa, con vari signori della guerra in lotta per il controllo di diverse regioni. Nonostante queste lotte di potere, la leggenda dell'Imperatore persistette e l'immagine di Pu Yi continuò ad essere venerata da molti cinesi. Nel 1924, Chiang Kai-shek, un leader nazionalista, lanciò una campagna per conquistare Pechino, ponendo fine all'era dei signori della guerra e aprendo la strada a una Cina unificata sotto il partito Kuomintang. Man mano che il potere della Repubblica cresceva, la posizione di Pu Yi divenne sempre più precaria. Nonostante i suoi tentativi di modernizzare e adattarsi, il vecchio sistema imperiale si dimostrò incompatibile con la nuova Repubblica. Nel 1924, la Spedizione del Nord, guidata da Chiang Kai-shek, marciò su Pechino, segnando la fine dell'era imperiale e l'inizio del periodo repubblicano. Il 14 ottobre 1924, Pu Yi fu deposto come Imperatore, segnando la fine del regno di 2.000 anni della dinastia Qing. La vita del giovane Imperatore fu sconvolta. Fu spogliato dei suoi poteri e del suo status imperiali e il sontuoso palazzo in cui era cresciuto divenne un simbolo del sistema imperiale corrotto e decadente. Mentre era costretto ad adattarsi a una nuova vita, il comportamento di Pu Yi divenne sempre più irregolare e autodistruttivo. La sua dipendenza da oppio e donne servì solo ad accelerare il suo declino. Nel 1934, il Giappone invase la Cina e la vita di Pu Yi prese una svolta drammatica. Fu invitato a Pechino per diventare il sovrano fantoccio del Manciukuò, uno stato controllato dai giapponesi nella Cina nord-orientale. Questa mossa fu progettata per legittimare l'occupazione giapponese della regione e fornire un pretesto per la loro espansione militare. Pu Yi, desideroso di riconoscimento e potere, accettò l'offerta e stabilì la sua nuova capitale nella città di Mukden. Durante questo periodo, Pu Yi fu manipolato dai giapponesi, che lo usarono per favorire i loro interessi in Cina. Gli fu richiesto di eseguire varie cerimonie e rituali umilianti, tutti progettati per legittimare l'occupazione giapponese del Manciukuò. Con il passare degli anni, Pu Yi si disconnesse sempre più dal suo patrimonio cinese, adottando costumi e lingua giapponesi e diventando un simbolo di collaborazione con le forze di occupazione. Gli ultimi anni della vita di Pu Yi furono segnati dalla sua prigionia e successiva riabilitazione. Nel 1945, il Giappone si arrese e il Manciukuò cessò di esistere. Pu Yi fu preso in custodia dalla polizia segreta sovietica e detenuto a Shenyang, in Manciuria. Dopo che la Cina fu istituita come stato comunista nel 1949, Pu Yi fu processato per il suo ruolo nella collaborazione con i giapponesi durante la guerra. Al banco dei testimoni, Pu Yi mostrò notevole candore e consapevolezza di sé, riconoscendo gli errori che aveva commesso durante il suo regno e i modi in cui era stato sfruttato dai giapponesi. La sua testimonianza fu una testimonianza dell'umanità che si trovava sotto la superficie dell'un tempo potente Imperatore. Nel 1959, dopo aver scontato quasi un decennio in prigione, Pu Yi fu rilasciato e mandato in una fattoria penale nel nord della Cina, dove lavorò come semplice operaio. Lì, circondato da altri prigionieri, Pu Yi riscoprì le gioie della vita semplice e senza pretese. Trascorse le sue giornate prendendosi cura della terra, condividendo i pasti con i suoi compagni di lavoro e sperimentando un senso di comunità che non aveva mai conosciuto mentre era nel palazzo. Mentre lavorava, iniziò a vedere il mondo da una nuova prospettiva, una più radicata e umana. In una straordinaria svolta del destino, l'ultimo Imperatore della Cina, che un tempo era stato venerato come l'incarnazione vivente della civiltà cinese, finì per essere solo un altro lavoratore contadino nella Repubblica Popolare Cinese. La storia di Pu Yi è un toccante promemoria della natura fugace del potere e del potere redentivo dell'umanità.
Recensioni
Cooper
He wept bitterly chasing after Ah-Mao, and was distraught chasing after Wanrong, but he could never reclaim that glorious era of the past. He resisted the eunuchs' theft of cultural relics and fought against the puppet manipulation of the Japanese, but in the end, he was powerless against his own turbulent and melancholic fate. He lived his whole life as a prisoner, in the Forbidden City, in Manchukuo, and in the Fushun Management Center. Finally, he bought a tourist ticket and, with faltering steps, entered the Hall of Supreme Harmony in the afterglow of the crimson sun. A fleeting lifetime – only the cricket hidden beneath the throne still recognized him as the Emperor.
August
You can never catch up with anyone leaving, and no door is ever open for you. Everyone is a liar.
Daniel
It's rare to use the word "classic" these days, but this film truly deserves it.
Addison
An unbiased masterpiece! An emperor who has to buy a ticket to enter his own former palace.
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