Giorni perduti

Trama
L'interpretazione di Ray Milland di Don Birnam nel dramma di Billy Wilder del 1945, Giorni perduti, è una rappresentazione potente e toccante degli effetti devastanti della dipendenza. Ambientato nella New York City del dopoguerra, il film narra la storia di Don, uno scrittore in difficoltà e alcolizzato cronico, che si ritrova alla mercé delle sue voglie. Il film si apre su una nota cupa, con Don seduto nel suo appartamento freddo e disordinato, che fissa in modo assente una bottiglia di gin quasi vuota. Sebbene sia stato sobrio per dieci giorni, i ricordi delle sue precedenti sbronze continuano a tormentarlo. Suo fratello, Wick, un giovane allegro e responsabile, ha pianificato un fine settimana in campagna per la sua famiglia ed è ansioso di avere Don con loro. Tuttavia, Don è determinato a evitare il viaggio, sapendo che servirà solo da innesco per le sue voglie. Quando Don si mette in viaggio per evitare Wick e la sua ragazza, Helen, comincia a farsi strada attraverso la città, visitando i suoi ritrovi preferiti e cercando nuove fonti di alcol. La telecamera lo segue nel suo viaggio, catturando la sua crescente disperazione mentre cerca un drink. La fotografia, curata dal famoso Charles Lang, è cruda e spietata, e riflette la triste realtà della situazione di Don. Le relazioni di Don con le persone che lo circondano servono a illustrare i modi in cui la sua dipendenza lo ha isolato dagli altri. Suo fratello ed Helen sono gentili e premurosi, ma Don li respinge, incapace di accettare il loro aiuto o sostegno. Le sue interazioni con le persone che incontra per strada, come l'amichevole barista che si affeziona a lui, servono solo a evidenziare il divario tra la sua vita attuale e quella che conosceva un tempo. Man mano che il fine settimana avanza, il comportamento di Don diventa sempre più erratico. Crolla in un hotel economico, passa le sue notti a bere con estranei in bar squallidi e vaga per le strade della città, alla ricerca di un drink. Il ritmo del film è implacabile, rispecchiando l'energia frenetica della spirale discendente di Don. La regia di Wilder è magistrale e utilizza la telecamera per catturare la disperazione di Don. Uno degli aspetti più sorprendenti del film è l'interpretazione di Milland. Nei panni di Don, si immerge completamente nel personaggio, catturando le sfumature dei suoi pensieri ed emozioni con notevole sensibilità. Dalle prime scene, in cui si vede Don lottare con la sua sobrietà, ai momenti successivi, in cui balbetta e barcolla per le strade, Milland offre un'interpretazione commovente e terrificante. Per tutto il film, Wilder e lo sceneggiatore Charles Brackett trasmettono in modo sottile ma efficace le complessità della situazione di Don. Mostrano come la sua dipendenza abbia distrutto le sue relazioni e la sua reputazione, riducendolo a un'ombra di se stesso. Allo stesso tempo, suggeriscono anche che Don non è semplicemente un'anima perduta; è un individuo complesso e sfaccettato, tormentato dai suoi demoni e che lotta per trovare una via d'uscita. Giorni perduti è una rappresentazione potente e toccante della dipendenza, che fa riflettere e spezza il cuore. Attraverso la sua vivida rappresentazione della città e la sua esplorazione sfumata della psiche umana, il film offre una dura denuncia degli effetti distruttivi dell'alcolismo. A testimonianza della performance di Milland e della regia di Wilder, rimane una pietra miliare del cinema americano, un'esplorazione commovente e indimenticabile della condizione umana.
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