Il dilemma sociale

Trama
Il dilemma sociale, un ibrido documentario-drammatico che fa riflettere, solleva il sipario sul mondo apparentemente innocuo e onnipresente dei social media. Questo racconto ammonitore, scritto da Jeff Orlowski e caratterizzato dalle intuizioni di un elenco di addetti ai lavori del settore tecnologico, serve da monito per le masse sull'influenza insidiosa e profonda delle piattaforme che utilizziamo ogni giorno. Il film accompagna i suoi spettatori in un viaggio attraverso il lato oscuro dei social media, facendo luce sulle tattiche sinistre impiegate dalle aziende tecnologiche per manipolare, ingannare e sfruttare i propri utenti. Alla guida di questo sforzo c'è un'impressionante schiera di esperti, tra cui Tristan Harris, W. Kamau Bell, Andrew Yang e Roger McNamee, i quali hanno trascorso anni all'avanguardia del settore tecnologico e ora si trovano sempre più disillusi dalle sue conseguenze. Harris, un ex esperto di etica del design presso Google, fornisce un resoconto lucido e inquietante di come le società di social media impiegano tattiche come lo scorrimento infinito, l'amplificazione algoritmica e i "dark pattern" – trucchi di user experience abilmente realizzati e volti a mantenere gli utenti dipendenti – per tenerci incollati alle loro piattaforme. Delinea un quadro desolante di un settore a cui importa poco del nostro benessere e che invece cerca di renderci dipendenti per il gusto del profitto. Bell, a sua volta, offre una prospettiva profondamente personale e toccante sugli effetti dei social media sulla nostra salute mentale. Condividendo le sue stesse lotte con l'ansia e i sentimenti di inadeguatezza causati dal suo intenso utilizzo dei social media, Bell umanizza le conseguenze devastanti dell'influenza dei social media e sottolinea l'imperativo di un'azione collettiva. Yang, un ex candidato alla presidenza, e McNamee, un ex consigliere di Facebook diventato informatore, offrono rispettivamente approfondimenti sulle implicazioni sociali più ampie dell'ascesa dei social media e sulle minacce esistenziali che presenta alle istituzioni democratiche. Entrambi attaccano senza mezzi termini l'industria tecnologica, mettendo a nudo i modi in cui ha dirottato la nostra attenzione collettiva e cooptato i nostri desideri più intimi. Man mano che il film si svolge, la testimonianza cumulativa dei suoi testimoni esperti dipinge un quadro desolante di un mondo in cui i social media si sono evoluti in uno strumento di manipolazione e controllo. Impariamo come queste aziende – sfruttando grandi quantità di dati personali – sono in grado di creare pubblicità altamente mirate, influenzare il comportamento degli elettori e persino orchestrare la diffusione di disinformazione e propaganda. Uno degli aspetti più sorprendenti del film è la sua giustapposizione di interviste con gli stessi artefici di queste tecnologie con filmati d'archivio delle comunicazioni interne e della ricerca dei colossi della tecnologia. Ciò consente allo spettatore di assistere in prima persona all'intenzionalità con cui queste aziende hanno corteggiato e sfruttato gli utenti, spesso con uno spietato disprezzo per le loro conseguenze. Il regista di Il dilemma sociale, Jeff Orlowski, intreccia abilmente queste varie narrazioni per creare un'aspra condanna di un settore la cui espansione spericolata e la mancanza di responsabilità ci hanno lasciato collettivamente vulnerabili. Presentando una serie di voci e punti di vista, il film incoraggia una comprensione sfumata delle complessità in gioco e sfida lo spettatore a rivalutare il proprio rapporto con queste onnipotenti piattaforme digitali. In definitiva, l'invito all'azione del film – per una maggiore vigilanza, consapevolezza e controllo normativo – non è né ingenuo né semplicistico. Piuttosto, si basa su un riconoscimento fondamentale della nostra capacità di agire e della capacità di scelta nell'era digitale. Il dilemma sociale si conclude lasciando il pubblico con una domanda toccante: cosa faremo ora che lo sappiamo?
Recensioni
Raccomandazioni
