Traffic: Live at Santa Monica

Trama
L'esibizione dei Traffic del 1970 al Santa Monica Civic Auditorium, catturata nel documentario 'Traffic: Live at Santa Monica', presenta un toccante ritratto di una band in transizione, che lotta per mantenere il suo suono e la sua coesione unici. Con una formazione successiva, composta da Steve Winwood, Jim Capaldi, Chris Wood, Rebop Kwaku Baah, Roger Hawkins e David Hood, lo spettacolo offre uno sguardo approfondito al funzionamento interno della band, nonostante i suoi difetti. Lo spettacolo stesso è una registrazione visivamente sbalorditiva, grazie all'abile lavoro del produttore video Taylor Hackford. La ripresa è degna di nota, mostrando i membri della band da una varietà di angolazioni e configurazioni di illuminazione, anche all'interno della stessa canzone. Questi elementi cinematografici aggiungono un livello di profondità al concerto, facendolo sembrare più un album dal vivo che una semplice registrazione. Tuttavia, questa performance arriva in un momento critico della storia dei Traffic. Cronologicamente, si svolge circa un anno dopo l'uscita del loro album 'Welcome to the Canteen', ma durante un periodo di conflitto interno. Steve Winwood, la forza trainante della band e uno dei suoi membri principali, aveva subito una grave malattia l'anno precedente, che avrebbe influenzato in modo significativo le sue esibizioni e il suo comportamento generale durante lo spettacolo. Inoltre, la formazione dei Traffic era in uno stato di flusso costante, un problema che aveva afflitto la band sin dalla sua nascita. La composizione principale, composta da Winwood, Capaldi e Wood, forniva le basi necessarie, ma l'aggiunta di Kwaku Baah alle percussioni e di Hawkins e Hood al ritmo e al basso rispettivamente, ha portato una nuova dinamica al tavolo, ma non ha comunque stabilizzato la formazione. Questa fluidità e incoerenza avrebbero alla fine contribuito al declino della band e all'eventuale esaurimento creativo. Nonostante queste sfide, l'esibizione al Santa Monica Civic Auditorium mette in mostra l'energia e il talento rimanenti della band. Con una scaletta che spazia in un'ampia gamma della loro discografia, dai rocker bluesy alle jam psichedeliche, i Traffic dimostrano la loro capacità di fondere stili e adattare il loro suono alle circostanze. Winwood, in particolare, sembra determinato a mostrare le sue capacità, anche se ciò significa impegnarsi a fondo per superare i suoi persistenti problemi di salute. La band inizia il suo set con un'esilarante performance di 'Dear Mr. Fantasy', un punto fermo dei loro spettacoli dal vivo. La voce soul di Winwood si libra sopra il resto della band mentre naviga attraverso il ritmo intricato della canzone e il lavoro di chitarra. La traccia stabilisce il tono per il resto della performance, che è contrassegnata da un senso di urgenza e determinazione da parte dei membri rimanenti. Man mano che lo spettacolo avanza, i Traffic approfondiscono alcune delle loro tracce meno conosciute, tra cui 'Freedom Fighter' e 'Rainmaker', dimostrando il loro lato sperimentale e la volontà di spingere i confini della musica rock. L'interazione strumentale tra Winwood, Capaldi e Wood è particolarmente degna di nota, mettendo in mostra una profonda comprensione e fiducia tra i membri della band che è fin troppo rara nelle esibizioni rock. In 'Pearly Queen', un punto fermo del loro album 'Welcome to the Canteen', i Traffic mostrano la loro capacità di intrecciare elementi disparati per creare una canzone coesa e orecchiabile. Con il lavoro di chitarra virtuoso di Winwood, la band dipinge un quadro vivido della vita urbana, con la voce emotiva di Winwood che cattura l'emozione cruda e la disperazione nel cuore della canzone. Nonostante i conflitti interni e l'esaurimento creativo, l'esibizione dei Traffic al Santa Monica Civic Auditorium rimane una testimonianza del loro spirito duraturo e del loro impegno per la loro musica. Mentre la band si fa strada attraverso un periodo difficile della loro storia, 'Traffic: Live at Santa Monica' funge da documento vitale, catturando un momento nel tempo che altrimenti andrebbe perso per sempre. In conclusione, 'Traffic: Live at Santa Monica' è un toccante promemoria della fragilità delle materie prime più preziose del rock: la creatività e la coesione. È una testimonianza dello spirito duraturo della band e un'istantanea di un momento nel tempo in cui i Traffic erano in bilico sull'orlo del collasso, ma sono comunque riusciti a creare musica allo stesso tempo cruda e meravigliosa.
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