Gelido

Trama
Nel dramma noir islandese "Gelido", diretto da Hlynur Backmann, Óðinn (interpretato da Ingvar Eggert Sigurðsson), un detective esperto, affronta un caso inquietante risalente a decenni fa: le misteriose morti di numerosi giovani pazienti in un famigerato centro di riabilitazione minorile. Questo caso enigmatico e inquietante fa venire i brividi a Óðinn mentre si addentra nel mondo della spietata crudeltà che si nasconde sotto la superficie. Man mano che Óðinn scava più a fondo nel caso, si ritrova intrappolato in una rete di segreti e bugie che conducono le sue indagini in un angolo oscuro del suo stesso passato. La sua ex moglie, Sóley (interpretata da Margrét Kristjánsdóttir), aveva lavorato presso il centro di riabilitazione prima della sua prematura e misteriosa morte, che ha lasciato Óðinn con il cuore spezzato. L'indagine lo costringe a confrontarsi con i dolorosi ricordi del loro matrimonio travagliato e con gli eventi che circondano la scomparsa di Sóley. L'ossessione di Óðinn per svelare il mistero diventa un viaggio contorto nel suo stesso passato. La sua indagine rivela prove che indicano una cospirazione radicata, che coinvolge individui di alto rango, così come alcuni ex membri dello staff della struttura. L'atmosfera del film diventa sempre più sinistra man mano che Óðinn scopre strati di corruzione e negligenza che hanno perseguitato l'istituzione per decenni. Il centro di riabilitazione, gestito con un regime severo e autoritario, è costruito sulla paura e l'intimidazione. I bambini che vengono mandati lì per la riabilitazione non sfuggono mai veramente alle loro esperienze traumatiche. Il luogo ha un effetto profondo e duraturo su di loro. La natura fredda e indifferente dell'istituzione e il modo in cui tratta i suoi giovani pazienti fanno capire allo spettatore quanto sia sinistra e sinistra la verità, e questo diventa la forza trainante della ricerca incessante di giustizia da parte di Óðinn. Allo stesso tempo, la storia di Óðinn e Sóley viene presentata attraverso flashback e ricordi frammentati, fornendo scorci della loro vita insieme e delle ragioni dietro la sua prematura scomparsa. Il ritratto del loro matrimonio è quello di due anime danneggiate che si aggrappano l'una all'altra per il sostegno emotivo, e il loro amore è stato condannato fin dall'inizio. Óðinn, tuttavia, rimane risoluto nello scoprire la verità sul passato di sua moglie. Man mano che Óðinn scava più a fondo nel caso, la narrazione diventa sempre più frammentata, riflettendo il crescente senso di disagio e disperazione del detective. Le sue azioni sono ritratte come sempre più sconsiderate e non professionali, proprio come quelle di chi è spinto al limite della sanità mentale da un desiderio ossessivo di verità. Attraverso questa rappresentazione, Backmann trasmette abilmente gli effetti devastanti del trauma e l'impatto del dolore irrisolto sugli individui. Quando la verità inizia a svelarsi, Óðinn è costretto a confrontarsi con la possibilità che alcune cose sia meglio lasciarle sconosciute. I suoi stessi demoni, così come gli oscuri segreti che ha scoperto, minacciano di distruggerlo dall'interno. La sua ossessione potrebbe spingerlo a trovare la verità fredda e dura, ma potrebbe anche costargli la sua stessa stabilità emotiva e sanità mentale. L'uso da parte della narrazione di paesaggi desolati e spogli, abbinato a un netto contrasto tra luce e oscurità, funge da rappresentazione visiva del tumulto psicologico ed emotivo dei suoi personaggi. Il centro di riabilitazione è raffigurato come un luogo isolato e minaccioso, molto lontano dal mondo della sicurezza. L'ambientazione austera e minimalista trasmette efficacemente la natura desolata dell'istituzione. Le interpretazioni di Óðinn (Ingvar Eggert Sigurðsson) e Sóley (Margrét Kristjánsdóttir) aggiungono profondità e risonanza emotiva alla narrazione. L'alchimia tra questi due personaggi è genuinamente straziante. L'interpretazione di Margrét Kristjánsdóttir di Sóley la umanizza e la rende un personaggio più riconoscibile per il pubblico. Il dolore nei suoi occhi mentre cerca di aggrapparsi al suo matrimonio con Óðinn è profondamente straziante. "Kaldalagið" non è solo un'indagine; è un viaggio emotivamente estenuante che indaga un angolo oscuro della natura umana, esponendo la crudeltà che si nasconde dentro tutti noi. Attraverso questa narrazione, Backmann trasmette abilmente il dolore e la tragedia degli eventi al centro di riabilitazione minorile, costringendo infine il pubblico a confrontarsi con la fredda e dura realtà del mondo in cui viviamo.
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