Il Brutalista

Trama
All'indomani della seconda guerra mondiale, il mondo era sull'orlo della trasformazione. Le città erano in rovina, le economie in macerie e la speranza sembrava una merce rara. È in questo contesto che si svolge la storia de Il Brutalista, un'ampia narrazione di amore, ambizione e l'implacabile ricerca dell'espressione artistica. Incontra Maximilian Klein, un architetto brillante e visionario, e sua moglie, Elara, un'ex ballerina di straordinaria bellezza. Insieme, si sono lasciati alle spalle la devastazione dell'Europa dilaniata dalla guerra e hanno puntato gli occhi sugli Stati Uniti, un nuovo mondo da ricostruire e riscoprire. Nel 1947, si ritrovarono a New York City, un crogiolo di culture e idee, dove le possibilità sembravano infinite. Maximilian, spinto da una feroce passione per l'innovazione e dal desiderio di lasciare il segno nel mondo, stava lavorando a un grande progetto: un capolavoro brutalista che avrebbe ridefinito il paesaggio urbano. Il suo stile spigoloso e modernista, influenzato da figure come Le Corbusier e Walter Gropius, immaginava un futuro fatto di linee pulite, materiali industriali e un rifiuto dell'ornato e del nostalgico. Mentre si muovevano nella scena artistica del dopoguerra, Maximilian ed Elara divennero figure di spicco nei circoli d'avanguardia di New York, frequentando personalità come Peggy Guggenheim e Marcel Duchamp. Tuttavia, fu solo quando ricevettero un'inaspettata visita da una figura misteriosa ed enigmatica, conosciuta solo come Mr. Saunders, che le loro vite presero una svolta drammatica. Saunders era un collezionista ricco e influente, che si diceva fosse il beneficiario di loschi affari e fortune fatte in guerra. Nonostante la sua reputazione alquanto nebulosa, c'era un'innegabile fascino nella sua carismatica presenza e Maximilian fu immediatamente attratto dalla sua visione di creare una comunità completa e all'avanguardia a New York. Saunders propose una collaborazione che avrebbe riunito le migliori menti dell'architettura, dell'arte e del design moderni per creare un complesso visionario che avrebbe rimodellato lo skyline della città. Il Brutalista, come il progetto sarebbe diventato noto, era destinato a diventare una dichiarazione audace e all'avanguardia dell'epoca, una sinfonia di acciaio, cemento e vetro che avrebbe sfidato lo status quo e lasciato un segno indelebile sul paesaggio urbano. Man mano che i Klein si lasciavano coinvolgere sempre più nel mondo enigmatico di Saunders, iniziarono a rendersi conto che il loro mecenate era più di quello che sembrava. Voci sussurrate di falsificazioni, spionaggio e doppi agenti dipingevano un quadro sinistro dell'ascesa al potere di Saunders, ma la passione inarrestabile di Maximilian per la sua arte e la sua visione de Il Brutalista si sarebbero alla fine dimostrate un volenteroso partecipante al gioco. In questo contesto di mistero e intrighi, la storia assume un senso di urgenza e presagio, man mano che la posta in gioco diventa sempre più personale. Diventa chiaro che Il Brutalista non è solo un progetto edilizio, ma una rappresentazione di un'era fugace di speranza e promessa, un fenomeno internazionale guidato non dal pragmatismo, ma da una visione condivisa del futuro. Con la sua miscela di sofisticata artificiosità, politica complessa e una buona dose di noir psicologico, Il Brutalista trasporta gli spettatori in un'era di rinascita e trasformazione, mentre artisti, architetti e visionari si riuniscono nel crogiolo del mondo del dopoguerra. Ambientato nel paesaggio urbano in rapida evoluzione della città, questo avvincente dramma solleva interrogativi fondamentali sull'essenza stessa della creazione e sul rapporto dell'umanità con i manufatti che ci lasciamo alle spalle. Attraverso la loro dinamica relazione, i Klein incarnano lo spirito dell'innovazione creativa, portando un'innovazione tanto necessaria al tavolo in un mondo desideroso, diviso tra la nostalgia per il mondo prebellico e l'euforia della rinascita che ne è seguita.
Recensioni
Mia
Knowing in the end that the so-called display of being raped by capital is literally what it means, hahaha.
Christopher
#Venezia 81 #70mm 4+ A lengthy and graceful film that doesn't so much strive to meticulously complete a biographical portrait, but rather achieves a concise and powerful effect through the shifting between gentle yet impactful dialogues and swift, breathtaking captures of emotion. It's unpredictable in its fragmented narrative and visual spectacle (even momentarily diverting into "Metropolis" territory before the epilogue). Though seemingly disjointed in form, it remains unified in intent. Ambitiously, it sketches the outline of post-WWII Jewish-American history through the lens of a single architectural project, an encounter with a prominent tycoon, and the entanglements with one lover. Within that outline, it paints the opulent facade and the decaying core of America, while constantly pushing beyond its boundaries...
Preston
As a white man raised in Arizona, who's skimmed through some Tadao Ando, and fancies himself a sympathetic, good-ol'-American liberal with a soft spot for the Jewish people, my stroke of genius was to conjure up a Jewish architect's journey in America straight from my imagination. The audience is bound to find me oh-so-arty, deeply insightful, and utterly cool in showcasing the nation's pulse through the lens of drug use and addiction!
Lilah
To craft such an epic (in length and scope) tale for a fictional character is, in itself, quite Brutalist.
Pearl
Adrian, the master of brokenness.
Raccomandazioni
